In una domenica dedicata alla "giornata del Seminarista" don Antonio descrisse come in lui nacque

la vocazione al Sacerdozio 

Tutti i cristiani sono chiamati da Dio per essere luce nel mondo, sale della terra, ma solo alcuni sono invitati a seguirlo in modo speciale nel sacerdozio ministeriale, ovvero a divenire pescatori di uomini.

Analizzando il sacerdozio ministeriale ho identificato in esso due realtà, quella di servo e quella di pastore, entrambe necessarie e inscindibili.

Per me, il sacerdote è colui che, nonostante i propri limiti, si sforza di essere sempre disponibile verso quanti chiedono direttamente o indirettamente il suo aiuto, facendo suoi i problemi altrui, così da identificarsi in Cristo, che morendo sulla croce si è fatto carico delle sofferenze dell’umanità intera.
Anche io ho accolto questo invito con l’intento di capire meglio ciò che realmente Dio padre voleva da me e ho intrapreso così un itinerario di fede lungo il quale ho imparato ad amare Dio e il prossimo.

Da bambino sono sempre stato molto religioso: d’altronde, ho iniziato a partecipare alla Santa Messa all’età di quattro anni, quando mia madre mi mandava in chiesa con i miei fratelli, e lì tutto ciò che riguardava il sacro o il santo mi entusiasmava, suscitando in me grande interesse.

Crescendo, ho coltivato uno spirito religioso che mi ha condotto ad affrontare nuove esperienze e a concretizzare i miei desideri di bambino, come quello di divenire ministrante, all’età di tredici anni, inaugurando così quel cammino che doveva successivamente rivelare in me la vocazione sacerdotale.
Più tardi, al servizio liturgico ho unito quello di sacrista, che mi ha consentito di comprendere il senso della preghiera quale intimo rapporto con Dio, della liturgia quale espressione visibile dell’amore di Dio e del servizio quale sacrificio offerto in dono gratuito a Dio. Sforzandomi, sempre, di creare un giusto equilibrio fra questi tre doni della Grazia, ho proseguito la mia esperienza di fede, verificando in me l’esigenza di trasmettere ad altri ciò che silenziosamente avevo, con l’aiuto di Dio, maturato.

Ho accettato così di divenire animatore dei bambini che, dopo aver ricevuto la prima comunione, volevano scoprire e quindi conoscere meglio Gesù Cristo alla luce del Vangelo. Questa nuova attività, avviata all’età di diciassette anni, è stata fondamentale per farmi capire con maggiore chiarezza l’invito di Dio: infatti, ho compreso il senso della disponibilità verso i fratelli, una disponibilità che ora è parziale, ma che desidera essere totale verso tutti coloro che incontrerò nella mia vita di credente.
Ecco la mia esperienza di fede, che mi ha dato la possibilità di aderire all’invito di Dio.

So anche che la strada intrapresa è molto dura, ma mi auguro che, sforzandomi di superare i miei limiti e confidando soprattutto nell’aiuto del Signore, riuscirò a realizzare questo sogno meraviglioso di Dio, mio e della mia comunità parrocchiale.

                    Antonio Serra